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Home Economia, diritto e tributi Redditi finanziari e salvaguardia del patrimonio
Redditi finanziari e salvaguardia del patrimonio PDF Stampa E-mail
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Economia, diritto e tassazione
Scritto da Raffaello Lupi   
Mercoledì 26 Febbraio 2014 21:17

Le proposte e le proteste, sull'imposta patrimoniale, non si rendono conto che sui  redditi  finanziari "statici" ( proprio quelli "delle vecchiette" per dirla alla Renzi), l'imposta patrimoniale già si verifica tassando al 20 percento gli interessi, anche per la parte dei rendimenti monetari necessaria a salvaguardare il patrimonio dall'inflazione. La maggior parte degli  impieghi finanziari delle famiglie rendono meno dell'inflazione, e ad esempio un 1.5 percento, che neppure recupera l'inflazione, è tassato al 20 percento. L'uomo della strada potrebbe obiettare che

il reddito da lavoro  è tassato come minimo al 23 percento, solo che il reddito da lavoro non ha alcun capitale da salvaguardare rispetto alle perdite di valore da inflazione, perchè ogni mese c'è un "nuovo reddito", senza nessun capitale che si svaluta (salvo la capacità lavorativa, ma questo è un altro discorso , riguardante la tassazione più favorevole dei redditi derivanti  da lavoro, che prescinde dall'inflazione, ed era un tempo espresso dall'imposta ILOR abolita nel 1998).

Finora si faceva finta che questa perdita di valore non esistesse, e si tassavano al 20 percento quelli che tenevano intinterrottamente i BTP per un anno oppure realizzavano in pochi giorni una plusvalenza equivalente. E' chiaro  che il primo meriterebbe una franchigia da inflazione e il secondo no. Siamo in un regime che tassa poco chi guadagna davvero , e in compenso tassa patrimonialmente chi  neppure reintegra il proprio patrimonio. Questa era una ragione compensativa, diceva Vincenzo Visco in un suo libro del 2001 (il fisco giusto), per tenere l'aliquota bassa forfettaraimente per tutti, in una fase di avvio della tassazione dei redditi finanziari attraverso gli intermediari (allora al 12,5 percento). Quanto più sale l'aliquota, tanto più è intollerabile questo appiattimento tra "risparmiatori" (che tengono i titoli nel tempo venendo incisi dall'inflazione) e traders (altri direbbero "speculatori"). Oggi non si possono certamente indicizzare i redditi finanziari da interessi bancari e obbligazionari , perchè ci sarebbe una bancarotta sul gettito, facendone perdere una parte considerevole. Il che è inutilmente dannoso, perchè i risparmiatori si sono ormai abituati a questa penalizzazione. L'eventuale aumento ulteriore delle aliquote, ventilato dal governo,  dovrebbe però essere effettuato in modo differenziato, o meglio introducendo una addizionale dell'imposta sostitutiva sui redditi finanziari relativamente alle sole plusvalenze delle persone fisiche, riconoscendo solo su questa addizionale il correttivo dell'inflazione: se la plusvalenza del 4 percento è stata fatta ad esempio  dopo due anni di inflazione all'1,5  percento annuo, la plusvalenza imponibile ai fini della addizionale è uno. Sarebbe una addizionale facilmente gestibile dagli intermediari, almeno in linea di principio, mi pare. 

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