Dialoghi: Chi revisiona chi Loading... Stampa
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Dialoghi tributari
Scritto da Raffaello Lupi   
Martedì 16 Luglio 2013 13:32

Anche se risolto in modo fuorviante, per le riviste giuridiche, il problema del "ranking delle riviste e' serio, prima di tutto nei confronti dei lettori, in una materia dove i medesimi (come in tutte le scienze sociali) possono essere al tempo stesso

numerosi e sprovvisti di strumenti individuali di critica seria. La revisione parte dall'esigenza , tipica delle "hard sciences" , delle discipline fisico sperimentali, di evitare che qualcuno, profittando della credulità pubblica, si autonomini "scienziato" avvalorando teorie "vendibili" alla pubblica opinione, ma prive di fondamento sperimentale. Sul piano della visibilità , la libertà di pensiero impedisce di tarpare le ali a questi tentativi, ma sul piano della "scientificità" è sacrosanto un filtro, che può essere affidato solo alle rispettive comunità scientifiche. Per le scienze sociali, invece, eliminato l'equivoco dei prontuari professionali, l'uditorio di riferimento è già molto più ampio, molto più comporto di "classe dirigente" e quindi capace di  valutare da solo la solidità delle analisi che gli vengono proposte. Quando si tratta di riviste teoriche di scienze sociali, come vuole essere dialoghi tributari, l'uditorio di riferimento è in grado di tutelarsi da solo, senza bisogno dell'avallo della comunità scientifica. Una rivista teorica "che vende" in materia "politica", "giuridica" , "economica" e "sociale", già non ha bisogno di alcun "referaggio". Di cui invece hanno bisogno le riviste di "dettaglio tecnico" , destinate a circolare tra un segmento ridottissimo di addetti ai lavori, in cui è importante, ai fini del reclutamento del personale universitario, un meccanismo di referaggio. Le nostre idee sulla "scientificità" del diritto sono evidentemente diverse dai preconcetti , appiattiti sui materiali normativi, che circolano in una "comunità scientifica" dove il ragionamento si è gradualmente bloccato, per ragioni indicate in numerosi altri post. Il meccanismo di revisione predisposto da numerose società scientifiche in materia giuridica, ed avallato dall'ANVUR, è adatto ad ambiente fortemente autoreferenziali , in cui un ristretto gruppo di studiosi reciprocamente si conosce, e dove l'anonimato dei revisori serve ad evitare imbarazzi e pressioni. Se si vedono gli esiti sulle riviste di classe A del settore tributario, dove molti articoli revisionati appaiono solo apparentemente provvisti di senso compiuto, sembra il caso di abbandonare le metodologie precedenti. Che presuppongono una "assunzione di responsabilità" di un valutatore scelto empiricamente, e per il quale magari l'articolo non è di alcun interesse. Che lo avalla "a prescindere", per sbrigarsela e non farsi nemici, anche sapendo che il suo nome non sarà reso pubblico sulla rivista. C'è anzi da dubitare che per molti articoli presentati come  revisionati , le revisioni ci siano state davvero. Per essere affidabili bisogna fare nomi e cognomi. Altro che anonimato, soprattutto per una rivista come Dialoghi, che vuole essere un polo di aggregazione di energie esterne ad una accademia difficilmente recuperabile ad un ragionamento socialmente utile (che riprenda, organizzi e riproponga le riflessioni in tema di tassazione diffuse nelle classi dirigenti). Per questo abbiamo transitoriamente eliminato, nel numero 3 del 2013, il comitato di revisione, facendo riferimento a questo post. In cui indichiamo le procedure ed i criteri di valutazione da seguire, secondo i noti criteri di scientificità-sensatezza più volte indicati. Le procedure sono l'invio sistematico degli articoli a tutti gli esponenti del comitato di revisione, rendendoli anonimi solo quando, per l'appartenenza dell'autore all'ambiente accademico, la sua indicazione nominativa potrebbe provocare critiche o approvazioni strumentali. Il criterio di revisione è molto semplice, e cioè quello della "sensatezza organizzata", collocata tra gli estremi del "contenutisticamente banale" , dove ci fermiamo alla "sensatezza della persona di media cultura" (e magari trovarla nella maggior parte degli scritti pubblicati sulle riviste di classe A, ma questa è una cattiveria) e lo sproloquio solo apparentemente in tema, che confonde le questioni semplici, ed abitualmente popola le riviste di classe A, riducendo la materia tributaria italiana a quell'incubo che tutti abbiamo davanti.  I revisori interessati ai temi devono controllare che gli autori si collochino in questa finestra di scientificità, tra il "chiaro ma banale" e "l'inutilmente complicato" che sono entrambi motivi di non pubblicabilità. L'apparato di riferimenti bibliografici in prima battuta "neque nocet neque prodest". Più precisamente "prodest" se arricchisce i contenuti, e "nocet" se li opacizza.  I nomi dei revisori saranno di norma  pubblicati assieme all'articolo (a meno che i medesimi non desiderino l'anonimato). E' gradita anche qualche motivata valutazione da pubblicare insieme all'articolo stesso. In uno spirito "comunitario" e cameratesco costruito sui contenuti, tra persone che "si divertono" a ragionare del settore della vita sociale che si sono scelte.

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