La sentenza 10145 2012 ,nell'annullare un processo in cui le posizioni dei soci e delle società erano state discusse separatamente, e nel rinviare gli atti al primo grado, conferma la soluzione di buonsenso della SSUU 14815 del 2008, commentata su Dialoghi del 2008 e dalla quale , oltretutto era prevedibile che
le sezioni unite, per ovvia coerenza istituzionale, non si discostassero. La motivazione conferma una riflessione costante su dialoghi. La giurisprudenza risolve cause e non sistematizza gli istituti. Però deve , progioniera del suo ruolo, risolvere le cause mostrando di sistematizzare gli istituti. Davanti a una dottrina sproloquiante anche la giurisprudenza per non essere da meno deve sproloquiare su aspetti del tutto irrilevanti, come l'affinità tra Irap e IVA (giustamente esclusa) o quella tra IRAP e ILOR, giustamente affermata, ma parlarne bene non risponde alla domanda "che se ne parla a fare?". Il punto è piuttosto la pregiudizialità della determinazione della ricchezza in capo alla società rispetto alla sua imputazione ai soci. Ma questa pregiudizialità ci sarebbe anche senza imposte dovute dalla società, come nel caso di uno studio professionale associato "ante IRAP" che era escluso da ILOR (in quanto generava redditi di lavoro autonomo) e dove quindi l'unica esigenza era la unitarietà di determinazione della ricchezza in capo ai soci. Mettiamo che la società non impugni, e che si renda definitiva l'IRAP..dovrebbe essere comunque riunito l'insieme di processi dei soci , o almeno così diceva la ssuu 14815 del 2008, mentre in questo caso l'eventualità non ricorreva...Insomma i giudici decidono correttamente , ma mascherano la decisione dietro un paludamento di irrilevanti materiali normativi. Certo, ok, per lor è "una pratica", e poi tutti gli studiosi si chiedono, compunti e seriosi, quali logiche sottili esistevano dietro quei materiali..E' la lenta atrofia cerebrale indotta dalla tecnica espositiva del resoconto chiosato, in cui la riflessione non emerge in un alternarsi di brandelli di materiali interpolati con ammiccamenti arcani,tortuosi e incomprensibili, e proprio per questo "scientifici", come si addice a scienze sociali perdute nell'imitazione della fisica..dove la scientificità, agli occhi di un profano, sta in un insieme di parole astrattamente pertinenti, ma impenetrabili...E' il rito, la vecchia ritualità delle cerimonie collettive tribali, che si ripresenta nelle riviste giuridiche cosiddette "scientifiche", dove si intrecciano parole non palesemente estranee al tema, altrimenti il gioco si scoprirebbe, ma solo formalmente provviste di senso compiuto. Parafrasi interpolate con prosopopea, con una tendenza all'arzigogolo che si estende agli operatori pratici, fino ai processi verbali di disquisizione, e alla lenta morte del cervello....comunque per chi avesse ancora un pò di materia grigia una contestualizzazione della sentenza "ci sta". Ecco la sentenza e un commento, per me esattamente nello stile indicato sopra, sul sole 24ore
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