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Home Tassazione internazionale Accordi con la svizzera: qualcosa si (ri)muove?
Accordi con la svizzera: qualcosa si (ri)muove? PDF Stampa E-mail
Tassazione internazionale
Scritto da Raffaello Lupi   
Mercoledì 09 Maggio 2012 21:12
Si torna parlare, come si era fatto mesi or sono coi nostri  commenti qui,di accordi con la svizzera sul tipo di quelli  già siglati tra quel paese e la Germania o l'inghilterra. Dove la svizzera si impegna a corrispondere al fisco inglese o tedesco una imposta sostitutiva sui frutti di depositi bancari pertinenti a individui residenti in quei paesi. A parte alcuni interrogativi trattati nel precedente post, sulla mancata collaborazione del depositante, che magari vuole spostare il conto in un altro paese, vediamo di stimare l'ordine di grandezza del fenomeno. Ovviamente non ci sono analisi dei soldi all'estero, oggetto di proverbiale riservatezza. Le stime più abbondanti parlano di 200 miliardi, ed i parametri per stimare l'ordine di grandezza sono 1) l'importo rientrato da scudi precedenti, 2) il reddito e la ricchezza nazionali, 3) il numero delle aziende familiari abbastanza grandi per nascondere, ma abbastanza piccole , e "padronali" per avere la flessibilità necessaria alla formazione di questi tesoretti esteri (che non sono certo il nero del pasticcere). Sono depositi a vista oppure investimenti in titoli di liquidita', senza gli immobili o le partecipazioni che, attraverso fondi esteri interposti, lo stesso titolare assume in aziende italiane. E' una variazione sul tema del "nero" , riconducibile al proprietario, che "torna" sotto forma di capitale di sedicenti fondi o finanziamenti garantiti dall'evasione del socio. Da 200 miliardi all'estero in tutto, si può presumere che due terzi siano in svizzera, arrivando a 120 miliardi. Un rendimento forfettario al 5 percento, tipo quello degli accordi con Germania e GB, porta a sei miliardi di imponibile, se ci applichiamo una aliquota di un terzo arriviamo a due miliardi di imposta. Il primo anno, con una tassazione in sanatoria degli anni precedenti, si può fare qualcosa di più. Gli accordi riguardano i fruttii del capitale, ma anche il capitale è molto spesso a sua volta un frutto diretto di evasioni. Qualcuno dice che in questo modo si "rinuncia a sapere il nome degli evasori", cui il fisco italiano potrebbe arrivare attraverso richieste personalizzate alle autorità svizzere. E' una fandonia che con questi accordi l'italia si privi di chissà quale potere di richiesta alla svizzera, perchè con le richieste alla svizzera si sono presi pochissimi soldi, praticamente nulla, in passato. Quindi si tratta di soldi conseguiti "a costo zero", senza perdite di opportunità amministrative. Per individuare i casi in cui "Il capitale" è a sua volta un reddito evaso non serve passare per la svizzera, perchè si tratta di costi gonfiati per le società italiane, oppure di ricavi sottofatturati: a fronte di entrambi si crea una provvista occulta per il proprietario dell'azienda. Ed è sull'azienda che dovrebbero essere dirette le indagini, sul territorio italiano, che non hanno nessun ostacolo dagli accordi con la svizzera. L'accordo con la svizzera sul "frutto del capitale" non intralcia le indagini sulla formazione del capitale con redditi evasi. Perchè i capitali non si "portano all'estero", ma "si formano all'estero" grazie a triangolazioni , sovrafatturazioni e modalità idonee a perseguirla. Anche perchè i titolari di queste aziende evaderanno pure tanto, ma sono pochi, e quindi il problema dei 250 miliardi di ricchezza evasa non sta qui. Casomai c'è un problema di simboli, di legittimazione per la richiesta verso chi "evade tanto di poco", se non si prende chi evade un pò meno, ma di molto di più. Quindi i soldi che possono venire dalla svizzera sono soldi benedetti, non perchè siano tanti , ma perchè sono "marginali", cioè a costo zero, che non ostacolano indagini in Italia, volendole e sapendole fare, sulla formazione del capitale estero con redditi evasi.

 

 

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