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Home Tassazione societaria IRI , come non dire nulla in 4000 battute
IRI , come non dire nulla in 4000 battute PDF Stampa E-mail
Tassazione societaria
Scritto da Raffaello Lupi   
Lunedì 23 Aprile 2012 06:32

Di questa delega non si farà ovviamente nulla, ma è qualcosa di cui parlare, per riempire le conferenze stampa, e anche per riempire i giornali, che dal loro punto di vista la utilizzano per riempire le loro pagine...perchè se si pubblicasse solo quello che merita di essere pubblicato

spesso si dovrebbe uscire col seguente titolo "oggi non è successo nulla". Anzi, si sarebbe potuto titolare "oggi non è successo nulla , c'è la delega". Ed è bene che il nulla sia accompagnato da un commento che lascia del tutto irrisolti gli interrogativi che per ben due volte hanno fatto già impantanare quella che chiamavamo l'IRES dei poveri, cioè l'IRI, con le sue distribuzioni figurative di dividendi figurativi tra il pasticcere in quanto imprenditore di se stesso e il pasticcere in quanto consumatore. Ma possibile che non ci si renda conto di mettere in piedi un sistema che già oggi è opzionale per quelli cui conviene , in quanto se il contribuente può sopportare i costi della futura IRI può già oggi riversare in una srl unipersonale la propria bottega o il proprio laboratorio. Anche l'articolo che segue trascura del tutto questi compromessi tra certezza, semplicità e precisione, che circondano la determinazione della ricchezza ai fini tributari, e da cui emerge che l'iri obbligatoria del fioraio o dell'elettrauto è un puntiglio concettuale di gente che evidentemente non è mai andata neppure a fare la spesa. Ritrovarci a parlare di questo con tutti i problemi reali che ci sono  fa venire i brividi, e ricorda le discussioni dei bizantini sul sesso degli angeli mentre gli  ottomani scalavano le mura. Probabilmente l'italia non ce la farà , anche se speriamo che ce la faccia, ma comunque per farcela deve sapere su chi fare assegnamento, e sicuramente l'accademia dei professori di diritto tributario non è tra questi, come conferma l'articolo che segue, tratto dal sole 24 ore di oggi ...udite udite...

L'Iri cambia la geometria del sistema

di Adriano Di Pietro
La scelta di un unico regime fiscale per il reddito d'impresa, nel disegno di legge di riforma tributaria, carica di responsabilità sistematica una misura fiscale attesa. La nuova Imposta sul Reddito d'Impresa vuole eliminare il divario di tassazione del reddito con le società che, fin dal 2008, è stato alimentato dalla drastica riduzione dell'aliquota dell'Ires, provocata dalla competizione fiscale europea che iniziò nel 2004 con l'allargamento dell'Unione Europea. La nuova imposta vuole anche reagire virtuosamente all'indifferenza fiscale al finanziamento proprio delle imprese che, con alcune eccezioni, come la Dit, ha caratterizzato i lunghi anni di applicazione dell'Irpef e, quelli più recenti, dell'Ires. La riforma fiscale in questo caso non si è lasciata condizionare dalle ragioni del bilancio pubblico, com'era accaduto con le proposte della Commissione Biasco, e non ha ritenuto sufficienti a garantire la piena neutralità fiscale del finanziamento proprio delle imprese misure specifiche come quella recentissime dell'Ace, pur ispirata all'esperienza belga degli interessi nozionali.
Infine, con l'Iri si completerà quell'opera di manutenzione fiscale della base imponibile del reddito di lavoro autonomo che negli anni ha progressivamente portato alla sostanziale corrispondenza con il reddito d'impresa, nonostante la mancanza strutturale dell'organizzazione che ancora distingue i due redditi.
Per rispondere alle attese delle imprese, l'Iri cambierà anche la geometria del sistema d'imposizione sui redditi: quella che, dal 1971, aveva, faticosamente, cercato di mantenere la propia identità, resistendo a riforme fiscali incompiute e integrando interventi settoriali e contingenti.
Con l'Iri, però, soffrirà l'Irpef, già indebolita dalle diffusa, se non generalizzata, applicazione di ritenute d'imposta e d'imposte sostitutive nei redditi di capitale e dalla riduzione dei proventi tassabili con l'imposta personale della gestione immobiliare. Con l'Iri, l'Irpef si vedrà sottrarre il reddito d'impresa. In cambio riceverà, con consistenza sicuramente inferiore, il compenso dell'imprenditore o quello del professionista a seconda dei redditi di riferimento.
Il primo, lasciato alle scelte di arbitraggio fiscale tra l'egoismo economico dell'imprenditore, punito con l'applicazione di aliquote progressive sul proprio compenso e il rafforzamento patrimoniale dell'impresa, incentivato, invece, dall'aliquota proporzionale della nuova imposta. Il secondo, quello dell'attività professionale, difficile da differenziare dal provento dell'attività professionale a meno che questa non s'identifichi con forme evolute e complesse.
Con l'Iri si allontanerà anche la revisione della progressività Irpef, come conferma la mancanza di ogni previsione al riguardo nel progetto di riforma. Le ragioni dell'impresa richiederanno, infatti, che i differenziali dell'aliquota Iri e di quelle dell'Irpef realizzino pienamente la funzione incentivante per il finanziamento proprio delle imprese. In sostanza, il rapporto tra i differenziali delle due imposte verrà regolato in futuro, se non ci sarà un intervento riformatore, dalla concorrenza fiscale fiscale in Europa. L'unica che potrà sollecitare la riduzione dell'aliquota Iri e permettere, di conseguenza, una riduzione delle aliquote Irpef, lasciando inalterati i differenziali tra le due imposte.
Una volta accettate e soddisfatte con l'Iri le ragioni delle imprese non si potranno dimenticare però le ragioni del lavoro. Il reddito relativo è destinato a restare solitario nell'Irpef e richiede quindi un riequilibrio non rinviabile della progressività in una logica ormai affermata di regimi differenziati, pur nell'ambito di un'imposta dichiarata personale. La riforma, una volta rinunciato alla formale riduzione di aliquote e scaglioni, si dovrà impegnare in una revisione accurata ed efficace delle detrazioni, con il dichiarato intento di mitigare la progressività per i redditi di lavoro dipendente, anche con effetti decrescenti a seconda del loro livello. Sarebbe un impegno necessario e dovuto.

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