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Una teoria per i tributaristi

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Home Tassazione societaria Un nuovo punto di riferimento per operatori tributari eterogenei e esasperati
Un nuovo punto di riferimento per operatori tributari eterogenei e esasperati PDF Stampa E-mail
Tassazione societaria
Scritto da Raffaello Lupi   
Sabato 20 Luglio 2013 05:41

Sarebbe da chiedersi quanti siano esattamente, e cosa facciano precisamente, i cosiddetti "operatori del diritto tributario". Cioè non solo "i professionisti", ma anche quelli che lavorano totalmente o prevalentemente nel settore tributario. Cerchiamo di avanzare ipotesi sul numero e sui compiti di queste varie categorie, tenendone presente al tempo stesso la notevole eterogeneità, a partire da

chi si occupa della materia come quadro aziendale, incaricato appunto di adempimenti tributari, come l'IVA , le ritenute, i bilanci, le dichiarazioni, etc.. Se si pensa che in Italia esistono circa 4000 contribuenti di grandi dimensioni e 20 mila di medie dimensioni, dovrebbero esserci , ipotizzando 3 addetti a tempo pieno nelle grandi e 1 nelle medie , circa trentamila persone. Poi aggiungiamo gli operatori delle associazioni di categoria, dei Centri di assistenza fiscale, prevalentemente dedicati all'organizzazione dei documenti dei lavoratori dipendenti dove le aziende non arrivano (immaginiamo 10 mila persone per prudenza). Poi ci sono i professionisti dei quasi 5 milioni di partite IVA , dove possiamo far riferimento agli iscritti agli albi dei commercialisti, dei consulenti del lavoro e degli "esperti tributari": immaginiamo che una buona metà si occupino degli adempimenti e dell'inutile contabilità fiscale di piccoli commercianti e artigiani (facciamo altre 50 mila persone, che assistono lavoratori indipendenti, senza una idea delle aziende e degli uffici pubblici come gruppo sociale). Poi ci sono gli "avvocati tributaristi" (poche migliaia direi). Aggiungiamo, dal lato delle istituzioni pubbliche, alcune decine di migliaia di funzionari dell'agenzia delle entrate, della GDF , di Equitalia e dei comuni. Completiamo con 5000 giudici tributari, che sia pure part time si occupano della materia.

Il panorama dovrebbe essere finito, ed è evidente l'eterogeneità di questa enorme platea professionale dove ognuno inevitabilmente tende a fare il proprio lavoro e basta, senza una visione di insieme. Anche perchè non c'è un gruppo di pensatori che tengano assieme le varie prospettive da cui queste varie categorie di operatori si pongono. Le riflessioni generali che ciascuno compie, svolgendo il proprio lavoro, non sono organizzate, coordinate e sistematizzate da una dottrina, visto che l'accademia, come luogo di coordinamento dei concetti è morta prima di nascere , ma cui la società non riesce a sostituire nuovi poli di aggregazione del ragionamento. Per questo la vita dell'operatore tributario è un incubo perchè non si riesce a prevedere il comportamento degli interlocutori, non si viene capiti, si viene fraintesi. E questo anche quando si viene profumatamente pagati, in quanto il cliente ha grandi dimensioni: figuriamoci quando si assiste un piccolo commerciante o un privato che è incappato in qualcuno degli scoordinamenti di meccanismi che vivono di vita propria. Qui la sensazione di essere "scaricati" è abituale, fino a che si finisce per "scaricare" il povero potenziale cliente, la cui pratica è semplicemente troppo impegnativa rispetto al prezzo che il consulente può chiedere, visti i muri di gomma che sa di dover affrontare.  E' un settore della convivenza sociale ingessato, un peso morto per la società, che non può essere migliorato dall'interno, ma deve essere semplificato rifondandolo col "diritto amministrativo dei tributi". E' il nome della nuova rivista che probabilmente sostituirà "dialoghi tributari". Per iniziare, lontano da un'accademia fallita, lontano da un'editoria professionale anche peggiore, a costruire il punto di riferimento comune, il polo di aggregazione delle riflessioni, necessario sia agli operatori sia alla società.

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